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Le mezze verità

Non è vero che a Roma i mezzi pubblici funzionano benissimo. L’unica cosa che funziona benissimo è la metro, i bus fanno schifo come in altri luoghi, con l’aggravante di un traffico tremendo.

Se vuoi entrare a Palazzo Grazioli, il più delle volte, è una cavolata. Basta entrare, appunto. Questo per dire che la sicurezza fa entrare chiunque, figuriamoci se ferma delle escort.

Se mandi dei messaggi a dei tuoi amici dicendo “comunque B. ce l’ha il cellulare” (riferendoti al fatto che lui in tv ha detto di non averlo) loro immediatamente penseranno che B. ti abbia dato il suo numero di cellulare per invitarti al bunga bunga.

Se ti dicono che la Roma Nord è comodissima, stanno mentendo.

Se chiedi il viola, potrebbero tentare di propinarti il lilla.

Se sei malata sai già che andrai lo stesso a lavorare.

Se sei una giornalista fai subito amicizia con le guardie di B. Così, non si può mai sapere.

Se sei a Roma ti mancherà ogni giorno il caffè. E no, quello della tazza d’oro non è caffè. Al massimo può essere ritenuto accettabile quello di Sant’Eustachio.

La pizza può avere un suo pubblico, a patto che si ammetta che quella non è pizza.

Se pensi di poter postare sul blog dal blackberry, ti ritroverai con un post scritto e l’app non va.

Se nella vita hai delle certezze, dovresti sapere che non cambieranno.

A.

waiting for the sun to come

C’è nebbia tra Napoli e Roma.
È mattina presto, sono sul treno per andare a lavoro dopo un weekend a casa e ho fotografato la nebbia perchè mi faceva pensare che il mondo stesse ancora dormendo, in una dimensione onirica quieta e misteriosa.
Io invece sono sveglia da un bel po’, anche se grazie a un accompagnatore volenteroso non ho dovuto prendere la metro.
La vita a Roma, la mia nuova vita va bene ma essendo tutto completamente nuovo da togliermi ogni punto di riferimento mi sento ancora un po’spaesata. Nel senso che devo ancora capire le strade, i colleghi, il lavoro. Il nuovo lavoro non è male, ma non è il mio. La vita da cronista mi manca tanto che nn passa ora in cui non mi chieda se ho fatto la cosa giusta. Anche se so la risposta. Mi fermo e mi dico, “ma che sto facendo?”. Forse migliorerà, forse, come penso, sarà sempre così.
Ci sono, per carità, delle cose divertenti. Qualche giorno fa dovevo scendere per salutare degli amici, ma l’ascensore non arrivava perché c’era il premier che conversava con la Santanché, con la quale poi ho fatto il viaggio quando l’ascensore è finalmente arrivata.
E l’altro giorno mentre una mia collega saliva si sono aperte le porte al secondo piano e lui: “quasi quasi salgo con lei al quinto”. Incorregibile.
Sabato io e la socia siamo tornate finalmente a lavorare insieme. Si trattava di fare l’ufficio stampa di una manifestazione piuttosto importante organizzata da un nostro amico. Una giornata lunghissima e incasinata, ma è stata come una boccata d’aria nei polmoni. Il nostro amico è stato contento, noi ce la siamo cavata, e abbiamo avuto pure il tempo di mangiare una pizza e inciuciare.
A.

58, con la protezione di Giorgio

Alla fine è andata bene, anzi benissimo. Cioè, considerato che non è nemmeno morto Andreotti*, tutto sommato possiamo dirci tutti contenti.

Le ultime 24 ore sono state un delirio bellissimo. Doveva essere una trasferta romana faticosa, piena d’ansia, invece è stato uno spasso (almeno per me perché il mio collega ho temuto un paio di volte che vomitasse). Dopo manco un’ora di ripetizione ho deciso che io, lui e la socia dovevamo rendere omaggio alle nostre istituzioni e quindi compiere un percorso a piedi a metà tra il cammino di Santiago e la maratona di New York, partendo dal Quirinale un po’ perché era il più vicino, un po’ perché Giorgio doveva proteggere noi e l’Italia in questo momento difficilissimo. In fondo, se sta lì a proteggere nientemeno che la Costituzione, noi non gli costavamo poi tanta fatica (e cmq mi ha protetto davvero perché poi all’esame mi hanno chiesto l’elezione del presidente della Repubblica e io volevo dirgli pure che ciabatte usa ma m’hanno fermato). Dunque, dopo questo giro lungo che ha avuto il vantaggio di farmi innamorare di Roma sempre più nonché quello di ucciderci, siamo tornati in albergo. Anzi no, prima siamo passati per via Parigi perché er barcarolo va controcorente e io stavo morendo ma dovevo capire dove cacchio dovevo andare la mattina dopo perché è noto all’umanità che se io scendo prima delle nove sono un automa, non un essere umano.

Arrivate in stanza la socia ho crollata e io ho mandato un messaggio per evitare che il telefono squillasse mentre dormivamo, sono stata talmente brava che ha squillato non una, ma due volte.

Sveglia alle sette e mezza (roba mai vista), colazione (io e la socia perché il terzo membro della spedizione era in una fase acuta di nausea e voglia di vomitare quello che s’era imparato), poi di corsa all’edicola che non c’era. E infatti era a cinquanta metri, ma dal lato opposto di via XX settembre e noi non l’avevamo vista.

La cosa più tremenda della mattinata non è stata l’attesa. Non è stata la gente stupida (e pure ce n’era).  È stato il caldo. Dopo aver sostato per dieci minuti nella sala dell’esame ho pensato di andare a prendere un ventilatore.

Poi vabè è toccato a me. Esame semplice, sinceramente. Domande per lo più legate alla tesina, ed è stato così per tutti gli esami che ho visto, cioè due più il mio**.

Commissario presenta la tesina. “Mi sembra che la Iervolino fosse figlia d’arte”. Io interrompo (brutto vizio): “Sì, entrambi i genitori erano nell’assemblea costituente!”. Poi capisco che non è ancora il mio turno e taccio.

Prima domanda: senta, vedendo la tesina, mi viene in mente una cosa, la Iervolino era considerata un politico capace, secondo lei perché a Napoli è stata criticata? Mi faccia un po’ una riflessione

E vabbuò, riflettiamo sul fatto.

Poi, sempre con la tesina in mano: mi parli dell’inchiesta.

Io: il Global Service? Ovviamente no, voleva sapere l’inchiesta giornalistica, ma chill teneva in mano la tesina che citava il Global Service, io mica avevo capito! Vabbuò gli dico l’inchiesta, e perché non si fa più. e bla bla.

Altre domande: La libertà di stampa, si può sequestrare il pc di un giornalista, chi convalida il sequestro, il presidente della Repubblica, i rottamatori, perché Renzi è stato criticato la settimana scorsa.

Qualche minuto di attesa fuori la porta e poi il verdetto: 58 su 60, olè.

Il resto della giornata è passato cazzeggiando in giro per la città che vorrei vivere, con tanto di sosta sotto Montecitorio a vedere i colleghi al lavoro (Berlusconi sarebbe arrivato di lì a poco per il suo discorso). Poi un’ora e mezza da Tiffany per comprare degli orecchini da regalare ma io e la socia avremmo svaligiato tutto e io ho pensato che l’anello di fidanzamento me lo posso pure comprare da sola, visto che “amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura tutta la vita” e questo è l’unico per sempre in cui sono capace di credere. Perso il primo treno, tanto per non smentirci ne abbiamo perso pure un altro perché le macchinette automatiche e il treno merci, da qualcuno detto pomposamente intercity, non vanno d’accordo, e poi ci si è messa pure una chiattona di Trenitalia che ha pensato che il nostro turno coincidesse con la sua pausa. Salite sul treno grouchy panda è stato protagonista, anche se mi ha confessato di aver preferito la gita a piazza di Spagna.

E ora sono a casa e penso che meglio di così proprio non poteva andare (giusto se passando sotto al Messaggero o al Tempo mi offrivano un contratto ero più contenta, e mi capirete).

* l’altra notte ho sognato che moriva Andreotti e me lo chiedevano all’esame.

** altre domande: corte costituzionale, corte di cassazione, cos’è una notizia, di cosa può essere accusato il presidente della Repubblica, sentenza Bosman, tutto molto tranquillo. Molte, molte domande legate alla tesina. Tipo uno portava i guai giudiziari di Flavio Carboni e li hanno chiesto i politici coinvolti nella P3.

A.

“Sta arrivando Berlusconi”

Succede che in un uggioso pomeriggio domenicale di metà dicembre le socie – che poi siamo sempre noi – sono partite alla conquista di Roma perché domani una delle due deve fare l’orale dell’esame di giornalismo.
Succede che dopo un’oretta a ripetere, le socie abbiano deciso di uscire per conquistarla davvero ‘sta città eterna.
Succede che abbiano deciso di fare il giro delle istituzioni, a partire dal Quirinale e “Giorgio ci proteggerà”. Poi Mintecitorio, Palazzo Madama e alla fine, cammina cammina, succede che le socie si siano trovate a Palazzo Grazioli e abbiano deciso di farsi scattare anche lì una foto. “Ci sono le transenne, dovremmo restare qui, sullo spartitraffico”, ho suggerito. Ma no, si può andare, ci passa gente, perché mai dovremmo restare così lontane? E va be’, io mi sono lasciata convincere, la socia non c’ha pensato due volte et voilà: ci siamo piazzate in strada, più vicine al palazzo. E mentre le socie erano in posa, è arrivata un’auto blu con triplo lampeggiante, che per poco non le investiva. “Oh, sta arrivann’ Berlusconi”, una frase detta un po’ per gioco, ma “restiamo qui almeno cinque minuti e stiamo a vedere”. Succede che Silvio davvero è arrivato a Palazzo Grazioli mentre le socie erano lì.

E in tre, con il nostro accompagnatore, eravamo euforiche. No, non era la prima volta che vedevamo Silvio. Ma a Napoli, in Prefettura, ad Acerra, al San Carlo, in piazza o alla Mostra d’Oltremare, ci vai a lavorare. Stavolta non avevamo nulla da fare, eravamo in giro per Roma, lontane dal lavoro, senza pensieri né ansie che ti perdi Silvio e la notizia. Ecco la follia di una notte di metà dicembre per le strade di Roma.

L.

p.s.: special thanks al nostro accompagnatore in giro per Roma, tra la mia sorpresa di provare nostalgia per la capitale, l’ansia della socia e pure un po’  (un po’ si fa per dire, stava morendo) del suddetto accompagnatore, che ha girato il video dell’arrivo e l’ha postato immdiatamente su Fb. Ragazzi, in bocca al lupo. Domani tocca a voi