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L’Europa, i rifiuti, e le mie 36 ore non stop

Come vi ha detto la socia, la settimana scorsa sono stata a Bruxelles.

Non un viaggio di piacere ma di lavoro, ufficialmente siamo andati lì – io ed altri colleghi – perché era stata organizzata al Parlamento Europeo la proiezione di Benvenuti al Sud, un’idea del nostro europarlamentare Enzo Rivellini (Fli) con il leghista Mario Borghezio che ha avuto molto successo, a giudicare dalla folla in sala.

Visto che eravamo lì, però, abbiamo seguito anche la questione rifiuti. L’aula in seduta plenaria ha votato e purtroppo approvato una risoluzione delle sinistre e dei socialisti (la cosa più strana, a mio parere, è che tra loro ci fossero due aspiranti sindaci di Napoli, Andrea Cozzolino e Luigi De Magistris) per congelare i fondi europei destinati alla Campania per le bonifiche e denunciare la Regione alla Corte di Giustizia Europea per l’emergenza rifiuti. In più potrebbero arrivare ulteriori sanzioni. I soldi sono bloccati fino all’arrivo di un serio piano di gestione dei rifiuti.

Alcuni italiani avevano preparato degli emendamenti. Una relatrice ha chiesto di respingerli perché l’Europa “vuole dare un messaggio forte” e le modifiche volevano “annacquarlo”.

La Mazzoni ha preso la parola per correggere un emendamento, ha sbagliato a leggere e l’hanno riempita di fischi, urla e parole di scherno.

La mozione è stata approvata tra gli applausi.

Per noi che eravamo lì è stato brutto, vederli gioire, vedere l’astio che c’è nei confronti della nostra terra.

È vero, qui si è sbagliato, tanto. Troppo. Ma la colpa non può cadere su un’intera regione, un’intera città, su un popolo che subisce lo schifo dell’emergenza rifiuti da anni e anni.

Sinceramente non vedo cosa ci fosse da gioire, nè tantomeno da festeggiare.

Il resto del viaggio è stato distruttivo, ma bello e interessante. Sono riuscita, nonostante tutto mi remasse contro, anche a farmi un giro per Bruxelles (perché mi sono messa su un taxi e sono fuggita à la Grand Place) e a comprare dei cioccolatini che ho portato qui e sono buonissimi, buoni come non ne avevo mai mangiati. E a vedere il Manneken Pis che per salutarmi s’era vestito elegante 😀

Bruxelles è una città strana. Il centro è bellissimo, con una splendida e imponente architettura fiamminga e un’eleganza evidente che a tratti richiama (mi si perdoni il paragone) quella di Parigi. Il resto non è un granché, il tipico paesaggio urbano del Nord, che può piacere e non piacere.

Il Parlamento europeo merita un discorso a parte perché è un mondo a parte: un edificio iper moderno che contrasta con il resto, con la splendida Place Luxembourg su cui si affaccia. Dentro ci sono gli uffici, le commissioni, l’aula delle sedute plenarie, ma soprattutto un microcosmo fatto di incontri, avvenimenti e conversazioni plurilingue negli spazi comuni. È divertente il fatto che se fermi qualcuno non sai esattamente in che lingua parlargli, e vi assicuro che le occasioni di dialogo sono molte: il pomeriggio che siamo stati lì c’erano due aperitivi! (Nota. In parlamento Europeo puoi parlare in inglese, francese o italiano se ti capiscono, o nelle altre lingue se hai un interlocutore di quel paese. In albergo, nei ristoranti, nei negozi, capiscono bene sia inglese che francese. Con i tassisti c’è qualche problema, capiscono quasi solo il francese e se pronunci male ti correggono pure). Ah, c’è un traffico pazzesco, hanno la metro ma mi sa che non la usano perché quando abbiamo chiesto indicazioni non ci sapevano rispondere. Roba che nemmeno a Napoli. E per la serie “tutto il mondo è paese”: l’autista del primo taxi che abbiamo preso ha parlato tutto il tempo a telefono mentre guidava, ha attaccato perché ha visto la polizia, ha ritelefonato e poi si è giustificato “sa, la multa…”. Un’altra volta, sempre in taxi, c’era un camion parcheggiato su un marciapiede in curva e un altro che bloccava la strada perché scaricava merci in mezzo alla strada in pieno giorno in pieno centro. Il tassista ha fatto retromarcia, ha preso una strada in contromano e ha cambiato percorso.

La cucina è deliziosa. La carne imperdibile, la birra buonissima, ho bevuto volentieri la Blanche che è chiarissima, quasi limpida, leggera e frizzante, leggermente acidula. E poi, come ho già detto, il cioccolato, che è il migliore mai assaggiato ( e ne ho assaggiati tanti. L’ho comprato a La belgique gourmand e vi assicuro che è il Paradiso, mentre pagavo ho detto in estatsi alla commessa “I could live here just for the chocolate”). Da non dimenticare i graufes, ovvero i waffel serviti con qualsiasi cosa, dalla panna allo zucchero alla frutta e alla cioccolata fusa.

A.

Le primarie con riserva

Prima di scendere – e vi assicuro che sono in un ritardo folle – vi spiego un po’ la situazione delle primarie della follia napoletane.

Alle 10 si riunisce il comitato organizzatore che, verbali dello scrutinio alla mano, deve proclamare il vincitore. Cioè Andrea Cozzolino.

Però, siccome ci sono i ricorsi di Mancuso per quattro seggi (quello di Barra dove votavano persone del Pdl è scoppiata una rissa ed è arrivata la polizia, uno a San Giovanni a Teduccio dove un loro rappresentante, denunciano, è stato aggredito, uno a Miano dove alle 12 c’erano già 740 schede votate, uno a Calata Capodichino dove, pare, distribuissero euro ai cittadini in fila) e c’è quello annunciato di Ranieri cui si unisce pure Cozzolino, proclameranno la vittoria con riserva, demandando tutto al collegio di garanzia presieduto dal povero Raffaele Cananzi che mò come mò è l’uomo meno invidiato di tutta Napoli (insieme al segretario Pd Tremante).

I ricorsi possono essere presentati da mò fino a domani sera, infatti pare che per non essere da meno si stia preparando pure Cozzolino.

Poi il collegio di garanzia si riunisce e prima o poi deciderà se accogliere i ricorsi e quindi annullare i seggi sospetti o no.

E intanto venerdì e sabato c’è l’assemblea nazionale Pd con Bersani e quindi se la piange lui, e secondo me pure per questo ieri Vendola era così tranquillo. Perché a lui è sicuro che non lo meno. A Bersani, invece, no.

A.

Delfini, lapsus e candidati

Non voleva parlare di primarie. Bassolino, quando ha presentato il suo libro, rispose che ne avrebbe parlato poi. Nemmeno alla domanda: “Andrà a votare?” ha voluto dare una risposta. C’era poco da capire chi fosse il suo candidato, quando in sala si è palesato Andrea Cozzolino, vincitore delle primarie, anche se siamo ancora tutti in attesa della comunicazione ufficiale.

Chi ha scritto di lui “stratega della Campania che fu” aveva, probabilmente, pensato che ora Bassolino avrebbe pensato alla politica come scrive nel libro e basta. Invece continua a muovere i fili del centrosinistra. Sempre lui, a una domanda sull’opportunità di rompere con il passato, ventilata da più parti e leit motiv di due campagne elettorali, per le provinciali prima e per le regionali poi, aveva risposto: “Spero che si sia più saggi per le comunali”.

Il suo delfino ha vinto. Una prova di forza, forse un segnale per dimostrare che lui c’è e può. L’hanno pensato tutti. E adesso il centrodestra dovrà per forza tenerne conto. Se come in tanti hanno già detto, a Napoli “ha vinto il sistema di potere bassoliniano” (commento di Iapicca), questo significa una cosa soltanto: lui è sceso in campo e la campagna elettorale sarà diversa da quella per le provinciali e per le regionali perché il candidato stavolta lo aggrada, non come con Nicolais o peggio ancora con De Luca. “Bassoliniano Cozzolino lo è rimasto anche se mai è stato ufficialmente il candidato dell’ex governatore. Solo ufficialmente, però, nei fatti invece sì” (Fulvio Bufi, Corriere della Sera, pag. 9, 24 gennaio 2011). E lo è ancora di più se si considera, come aveva scritto la socia in un suo articolo della scorsa settimana, che il comitato di Cozzolino è stato allestito nelle stanze della Fondazione Sudd (stesso numero di fax oltre all’indirizzo, casomai qualcuno avesse dubbi, lei lo ha precisato).

Il lapsus più bello ed emblematico della situazione compare su sito della Stampa dove Andrea Cozzolino diventa “Antonio” Cozzolino.

Io sto leggendo il suo libro. Mi hanno colpito due passaggi, tra gli altri, che, secondo me, oggi calzano a pennello. Il primo é relativo al periodo in cui, eletto in Regione, Bassolino lavora per trovare un candidato al Comune (la Iervolino) e scrive dell’avversario di centrodestra, Antonio Martusciello, “era il candidato di Forza Italia alla Regione, ma poi preoccupato di doversi battere con me, si era ritirato dalla competizione”. Il secondo è invece relativo alla sua seconda candidatura in Regione, nel 2005 “l’errore più grande”. Scrive: “Cerco di tenere sotto controllo il mio orgoglio di fronte alle provocazioni di diversi esponenti del centrodestra che vedono dietro una mia eventuale non ricandidatura la paura di affrontare il giudizio degli elettori. Sono posizioni strumentali perché ogni volta sperano in realtà che non mi ricandidi“.

Lui non è il candidato. Ma c’è da scommettere che sarà in prima linea con Cozzolino.

L.

Le primarie, i brogli, Bassolino e Cozzolino

Io mò come faccio a raccontare brevemente tutto quello che è successo? Ci provo.

Cozzolino ha vinto le primarie. Dopo ore di testa a testa con Ranieri (tramite fonti ho seguito lo spoglio nei seggi, poi mettevo le info su twitter e a un certo punto da che io seguivo termometropolitico.it è finita che loro seguivano me) l’ha superato di quasi 1.300, che sono quelli riportati a Miano e Secondigliano, due zone al centro di denunce di brogli già dalla mattina. Addirittura in un seggio a Miano il delfino di Cozzolino ha preso mille voti, che insomma, non sono proprio bruscolini.

Appena avuta la certezza matematica della vittoria Cozzolino ha iniziato a festeggiare nel suo comitato. Ma gli altri annunciano ricorsi. E il collegio di garanzia è stato allertato. Insomma, non è finita. Del resto le cose si erano messe male dalla mattina, con le denunce di brogli da tutte le parti. Aveva cominciato Mancuso dicendo che c’erano infiltrazioni di centrodestra nei quartieri popolari. Poi Angela Cortese e Corrado Gabriele hanno detto che gente estranea al Pd stava comprando voti. Poi ci si è messo pure Cozzolino e infine Ranieri.

L’altro dato da sottolineare è che “miracolosamente” sono andate a votare oltre 44mila persone. Che, un euro a testa, fanno oltre 44mila euro. Infatti appena si è sparsa la voce hanno rapinato un seggio all’Avvocata portandosi via 400 euro. Peccato che non erano elettori di Cozzolino, altrimenti sarebbero andati a Miano.

Comunque 44mila persone sono andate a votare e io credo troppo nella sanità mentale della gente comune per credere che ci siano andati spontaneamente. Infatti Di Lello dice che sono numeri dovuti alla mobilitazione dei soliti apparati. A me, per inciso, nessuno mi ha offerto niente. Infatti non sono andata a votare perché già al Pd ieri ho dato troppo in termini di salute, pure l’euro no.

Mò comunque Andrea Bassolino-Cozzolino-Bazzolino, come lo si voglia chiamare, è il candidato. Almeno finché non succede che lo appendono tutti e diventa il candidato di sè stesso.

Riflessione seria. Che credibilità ha un centrosinistra che due ore dopo l’avvio delle primarie grida ai brogli? Se non riescono a organizzarsi delle cavolo di primarie, come possono convincere la gente che sono in grado di governare?

Io non lo so. Mò vado a chiederlo alla Iervolino.

A.

Primarie, ecco il confronto. Lezzi a Bassolino: deluso

«Sono candidati a sindaco o a consigliere?». L’ex sindaco socialista Pietro Lezzi è lapidario: con una frase stronca i cinque candidati alle primarie di centrosinistra, al loro primo confronto all’Istituto degli Studi Filosofici, organizzato da Libertà e giustizia di Napoli. Una delusione. Si era seduto in platea ad ascoltare le loro idee, i progetti, i programmi per costruire la città del futuro. Non vi ha trovato nulla di degno del ruolo di primo cittadino. Né i Pd Umberto Ranieri, Andrea Cozzolino, Nicola Oddati, né Libero Mancuso in corsa con Sel, né Gino Sorbillo voluto dai Verdi. Allora se n’è andato, ben prima delle conclusioni. Nell’uscire da Palazzo Serra di Cassano gli è corso incontro Antonio Bassolino. A lui Lezzi ha affidato il suo commento: «Sono candidati a sindaco o a consigliere? Qui nessuno è come te». L’ex governatore ha sorriso. Nessuno, ai suoi tempi, nel lontano 1993 avrebbe parlato così di lui. Era l’epoca del rinascimento, tutta un’altra musica rispetto a oggi. Con il sindaco socialista s’è fermato a parlare qualche minuto. Impressioni, convenevoli. Poi è tornato al suo posto, in una sala defilata. Maglione blu e camicia bianca, è arrivato tardi, quasi due ore dopo l’inizio dell’incontro, e se ne è andato presto. Ha ascoltato impassibile le dichiarazioni che arrivavano dal tavolo, aggrottando la fronte di tanto in tanto, distraendosi spesso. Gli è bastato poco per convincersi che aveva ragione a temere: nessuno di quei candidati è abbastanza forte da poter vincere con agilità la sfida per Palazzo San Giacomo, nemmeno i suoi pupilli o ex tali, Cozzolino e Oddati. Molte chiacchiere in sala, troppe. Poche proposte concrete, poche idee per il governo di Napoli al di là dei discorsi triti e ritriti e dei libri dei sogni. All’inizio la sala è pienissima, molti rimangono in piedi, si accomodano nelle sale adiacenti dove viene trasmesso l’audio. C’è tutta l’intellighenzia dell’Istituto, quel popolo di intellettuali che ruota intorno al faro di Gerardo Marotta e appoggia in gran parte Ranieri, qualcuno Mancuso. Ci sono anche volti storici della sinistra, qualche artista come Lello Esposito, l’ex portavoce di Bassolino e oggi direttore del Forum Culture Mario Bologna, il segretario del sindaco Iervolino, gli assessori comunali Agostino Nuzzolo, Michele Saggese, Marcello D’Aponte, Mario Raffa. Pian piano il pubblico, annoiato, se ne va. Alla fine gli astanti si sono dimezzati. «Volevo sentire Mancuso, ero curiosa. Sono rimasta molto male, mi ha deluso», commenta l’ex assessore regionale Angela Cortese, che appoggia Oddati. «Confronto? Che pena», è la stroncatura di Gennaro Mola, ex della giunta Iervolino. In effetti alle domande, qualcuna troppo generica e confusa, le risposte sono state poco incisive. Poco convincente Mancuso, troppo vago Ranieri, emozionato e poco preparato Sorbillo, un po’ meglio Cozzolino, più concreto Oddati costretto però a fare i conti con il suo ruolo in giunta. «Il numero dei candidati e la possibilità di far fare le domande al pubblico non ha aiutato», commenta l’organizzatore e moderatore del confronto, Francesco Saverio Lauro. «Bisogna lavorare ancora un po’: le risposte non sono state sempre stringenti. Non me la sento di dare voti, certo in tutti ho notato un impegno sincero, ma credo che serva molta più concretezza. C’è ancora strada da fare».

LIBERO MANCUSO
«Napoli è stata amministrata male, ma attenzione: non si può parlare di Napoli senza parlare dei problemi del Paese. Anche la crisi dei rifiuti fa parte di quella complessiva dell’Italia e della società, il momento più intollerabile di una crisi complessiva. C’è un distacco profondo tra amministratori e amministrati, non si tiene in considerazione il modo di vivere concreto della gente». Libero Mancuso, l’ex pretore d’assalto di Barra, ha un’esperienza politica nella giunta Cofferati a Bologna ma a Napoli «non si sente uno straniero» e rivendica: «Non ho partiti alle spalle, ma rappresento 3mila cittadini che hanno voluto la mia candidatura». Tra loro cercherà i nomi adatti per la sua giunta, che avrà tra i suoi primi obiettivi la riqualificazione delle periferie, «coinvolgendo l’imprenditoria napoletana». E i privati servono anche per rilanciare Bagnoli, «un’area interessantissima di Napoli», il cui problema è stato «non aver condiviso i progetti con l’imprenditoria sana, laddove il pubblico doveva essere chiamato solo a un lavoro di controllo». Il punto di partenza, comunque, rimane il completamento della bonifica, non più rinviabile. «Il piano regolatore ha le sue regole rigide – ha poi sottolineato – Ma può essere realizzato solo con l’intervento di tutti». Lo sviluppo di Napoli, sostiene, deve paecare necessariamente per il rilancio delle infrastrutture, e per il sostegno ai giovani che «nella città più giovane d’Italia non possono essere considerati un problema». Il Comune deve poi puntare a un bilancio “partecipato”, ovvero comunicare in modo trasparente i propri conti ai cittadini.

UMBERTO RANIERI

«Dobbiamo parlare chiaro, Napoli è una città in crisi. È necessaria una riflessione critica sul suo decadimento politico». Umberto Ranieri, allievo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, punta su miglioramento dei servizi ai cittadini e legalità per migliorare la qualità della vita e «ridurre il peso soverchiante della politica». Promette una giunta numericamente ridotta, e composta da donne e uomini “onesti e competenti”. La sua Napoli è una città metropolitana interessata da un programma di riqualificazione urbana tutto con tempi certi di realizzazione, perché proprio il tempo finora è stato un grosso problema. Lo è stato anche a Bagnoli, il cui mancato sviluppo è stato determinato dalla «società di trasformazione urbana completamente pubblica che non ha coinvolto i privati». Fondamentali anche le politiche sociali, per le quali «va presentato un nuovo piano che comprenda i risultati migliori raggiunti finora, con grande attenzione alla scuola di base e al contrasto alla dispersione». Serve rigore, continua, nei conti del Comune: «Da quel che so del bilancio siamo sull’orlo del dissesto, con debiti fuori bilancio, sprechi nelle spese, nelle consulenze e nelle partecipate». Sui rifiuti pensa che si debba affermare «una gestione europea, che abbia come pilastro la differenziata», mentre per il porto di Napoli è stato “disastroso” l’abbandono del progetto del waterfront

GINO SORBILLO

«Io non sono un politico». Imbarazzato ed emozionato, Gino Sorbillo, il pizzaiolo famoso come una star, appoggiato da Verdi, associazioni e studenti, mette subito le mani avanti. Cede il proprio turno con umiltà, quando sente di non avere argomenti per rispondere alle questioni più tecniche. Ma tira fuori la grinta: «Io conosco bene Napoli, ci cammino di notte, conosco i suoi vicoli, lavoro in un contesto difficile come il centro storico. E penso che la politica deve farla chiama la propria città». Spera di conquistare il voto di protesta, grazie alla sua capacità di “ascoltare i napoletani” con la sua grande sensibilità. Per lui, ex carabiniere, gli ultimi 17 anni sono stati caratterizzati da “alti e bassi”. Sogna una giunta di professionisti per capire il percorso da fare. Tra le sue priorità ci sono il rifacimento delle strade perché è indispensabile una «giusta e ordinaria manutenzione», la verifica statica degli edifici del centro storico e delle penfene che è una questione di “salute pubblica”. Bagnoh? «Mi sembra sempre che sia un problema di tutti e nessuno, ci sono tante belle idee, ognuno dice la propria, ma non si arriva mai a nessuna soluzione. Io li sogno spiagge, visto che siamo in una città di mare ma è come se non ci fosse, e poi spazi verdi, tenuti bene, aperti a tutti, ai bambini e ai grandi: il punto di partenza per una Napoli diversa. Bagnoli va riconsegnata ai cittadini». Per i rifiuti, spiega, serve una soluzione immediata, partendo da un serio programma di raccolta differenziata: «Io parlo da imprenditore, bisogna limitare i danni enormi già fatti al turismo e all’economia».

NICOLA ODDATI

«Abbiamo avuto tante conquiste e tanti momenti difficili, come l’attuale crisi dei rifiuti. Recuperare è complicato, ma il cambiamento ora lo vogliono tutti, pure quelli che in modi diversi sono stati coinvolti nell’amministrazione di città e regione. Dobbiamo essere in grado di voltare pagina». L’assessore comunale alla Cultura Nicola Oddati ha pronto il programma per i primi cento giorni di governo, imperniato su tre punti. Innanzitutto la mobilità, perché «bisogna chiudere il perimetro del centro storico al traffico privato». Poi la questione rifiuti, «partendo dalla riduzione del volume dell’immondizia e da un serio programma di differenziata». Ma, ricorda, «per quindici anni siamo stati commissariati e tante scelte sono dipese dal governo. È stato sempre proposto il binomio inceneritori-discariche mentre nel resto d’Europa si realizzavano altre scelte, come i siti di compostaggio. Noi – ha ammesso – abbiamo la responsabilità di aver adottato questo metodo che ha fallito e ha sperperato 3 miliardi di risorse pubbliche». Il terzo punto da realizzare è il potenziamento del decentramento amministrativo. Sogna una giunta composta «ascoltando i partiti, perché sarei ipocrita a dire il contrario, ma scegliendo nomi della società civile per il giusto mix di esperienze». Il piano regolatore «è una scelta di civiltà ma deve essere attualizzabile, per avere vita lunga non dev’essere cristallizzato: perciò credo nell’uso ponderato dei Pua».

ANDREA COZZOLINO

«La città soffre, impossibile negarlo. Questa è l’occasione per aprire una nuova fase politica e rispondere così a un bisogno forte dei napoletani. Per questo spero che le primarie non siano una conta interna di cui non abbiamo bisogno, piuttosto diamoci una scossa e impegniamoci tutti. Senza ipocrisia, dobbiamo farci carico dei problemi». Andrea Cozzolino, ex assessore regionale e bassoliniano doc, ha quattro priorità per la Napoli di cui lui spera di essere sindaco tra pochi mesi: una rivoluzione della vita quotidiana secondo i moderni modelli europei, una rigenerazione urbana che porti a una città più bella, l’attenzione per il welfare e per i giovani e per l’infanzia. Propone un nuovo modello di reddito di cittadinanza, che tenga in considerazione il numero dei figli presenti in ogni famiglia. Serve pure un programma di rigenerazione urbana con particolare attenzione a «quell’edilizia degli anni Cinquanta e Sessanta che era totalmente priva di requisiti». E rivendica alcune «scelte fondamentali fatte in questi anni sul verde pubblico, come il parco dei Camaldoli e la cinta verde intorno alla città». Tra i punti che considera fondamentali c’è anche Bagnoli dove la direzione da seguire è «portare avanti delle scelte, avendo però certezza dei tempi». Per risolvere la questione rifiuti Cozzolino ha in mente le normative europee e promette un programma di differenziata «che porti la porta a porta al cinquanta per cento in pochi mesi, operando condominio per condominio anche attraverso la riduzione della quantità di immondizia prodotta nelle case».

Post scriptum: Scrittura non eccelsa, ieri ero molto stanca. Ma la socia mi ha dato una mano, e questo pezzo volevo davvero scriverlo.

A.

Rotolando verso SudD

Sono stanca morta.

Non che oggi abbia fatto chissà cosa, rispetto ad altre giornate decisamente peggiori, però il venerdì mi crolla addosso la stanchezza di tutta la settimana. Sono andata alla fondazione Sudd, quella di Bassolino, che ha parlato di tutto lo scibile umano e in particolare di rifiuti. Questo dopo essersi lasciato andare al ricordo dolceamaro dei suoi tempi da sindaco, quando sognava d’essere il nuovo Comandante (a proposito, su Achille Lauro c’è un libro di Carlo Maria Lomartire intitolato proprio ‘O comandante, molto carino. L’ho letto perché all’epoca lavoravo da Guida e organizzai la presentazione nella Saletta Rossa. Venne proprio Bassolino e lì effettivamente si autoidentificò come il nuovo Lauro) e decise di porre fine alle mani sulla città facendo il nuovo piano regolatore. Che però c’ha dei limiti e lo ha ammesso lui stesso. Intanto è andata a finire che “se uno vuole ristrutturare il cortile di un palazzo non ci riesce, bisognava, fatte le regole, ideare degli strumenti per snellire i tempi”. E poi il progetto periferie è fallito, perché “si voleva ampliare la società, creare un ceto medio a Scampia. La metropolitana doveva portare dalla periferia in centro, ma anche dal centro in periferia, però non non ci siamo riusciti”. Intanto però,e l’ha detto con orgoglio, come non lo vedevo fare da tempo visto che alla fine del suo governo gli arrivavano coppetielli da tutte le parti, Napoli è stata la prima città a dotarsi del Prg post elezione diretta del sindaco. Siccome lui è il primo sindaco eletto direttamente dal popolo, Bassolino è stato il primo a fare il Prg. Non come Milano, ha detto lui, che ha scelto di non dotarsi le regole. Però a Milano l’economia funziona. “In assenza di regole, a Napoli c’erano i palazzinari”. A quel punto, quando ha iniziato a raccontare del consiglio comunale che lo accusava di voler costruire troppo a Bagnoli, e ricordando che a quell’epoca si riuniva ancora nella sala dei Baroni, ho pensato che forse Francesco Rosi con “Le mani sulla città” ha fatto qualche danno collaterale.

Ringalluzzito dal fatto che ormai gli insulti di tutta Italia se li prende solo Rosetta, vedi sui rifiuti, ha rivendicato il suo valore politico:”Per tutto un ciclo ci siamo mossi su alcune idee. Quali sono quelle dei prossimi anni? Stento a vederle, e invece bisognerebbe concentrarsi proprio su questo”. Affianco a lui c’era Andrea Cozzolino, uno che potrebbe scende in campo per le primarie, e giustamente taceva. Perché su una cosa a Bassolino proprio non gli si può dare torto: qui di idee ce ne sono ben poche. Vorrei essere fiduciosa per il futuro, ma gli atti di fede non fanno per me. Ad ogni modo, dopo aver ricordato che nell’emergenza 2008 che per lui era tre anni fa c’era corresponsabilità e che però all’epoca s’è fatta solo campagna elettorale sui rifiuti per cui nessuno ha pensato a soluzioni strutturali, e suggerito a Berlusconi di acchiappare Bersani e qualche tecnico qualificato per trovare una soluzione, ha finalmente smesso di parlare e io e i colleghi siamo scappati.

A casa sono arrivata alle 8 e mezza, avevo un’apertura più altre 40 righe da scrivere ed era l’onomastico di mio padre per cui c’era gente a cena. Ho scritto talmente in fretta che potrebbe essere uscito di tutto, per sedermi a tavola col fiatone quando mamma ha portato la pasta (tempismo miracoloso). Ma quando mia cugina mi ha chiesto di scendere a bere una cosa proprio non ce l’ho fatta e ho detto di no, anche se avrei voluto. Il fatto è che domattina non posso dormire, perché alle 10 devo essere all’Ordine per il seminario, ci incontriamo per discutere delle tesine e dell’orale che non sappiamo quando sarà perché all’Odg nazionale si sono dimenticati di noi. E io non ho nemmeno una tesina che mi piaccia.

A.