«Sono candidati a sindaco o a consigliere?». L’ex sindaco socialista Pietro Lezzi è lapidario: con una frase stronca i cinque candidati alle primarie di centrosinistra, al loro primo confronto all’Istituto degli Studi Filosofici, organizzato da Libertà e giustizia di Napoli. Una delusione. Si era seduto in platea ad ascoltare le loro idee, i progetti, i programmi per costruire la città del futuro. Non vi ha trovato nulla di degno del ruolo di primo cittadino. Né i Pd Umberto Ranieri, Andrea Cozzolino, Nicola Oddati, né Libero Mancuso in corsa con Sel, né Gino Sorbillo voluto dai Verdi. Allora se n’è andato, ben prima delle conclusioni. Nell’uscire da Palazzo Serra di Cassano gli è corso incontro Antonio Bassolino. A lui Lezzi ha affidato il suo commento: «Sono candidati a sindaco o a consigliere? Qui nessuno è come te». L’ex governatore ha sorriso. Nessuno, ai suoi tempi, nel lontano 1993 avrebbe parlato così di lui. Era l’epoca del rinascimento, tutta un’altra musica rispetto a oggi. Con il sindaco socialista s’è fermato a parlare qualche minuto. Impressioni, convenevoli. Poi è tornato al suo posto, in una sala defilata. Maglione blu e camicia bianca, è arrivato tardi, quasi due ore dopo l’inizio dell’incontro, e se ne è andato presto. Ha ascoltato impassibile le dichiarazioni che arrivavano dal tavolo, aggrottando la fronte di tanto in tanto, distraendosi spesso. Gli è bastato poco per convincersi che aveva ragione a temere: nessuno di quei candidati è abbastanza forte da poter vincere con agilità la sfida per Palazzo San Giacomo, nemmeno i suoi pupilli o ex tali, Cozzolino e Oddati. Molte chiacchiere in sala, troppe. Poche proposte concrete, poche idee per il governo di Napoli al di là dei discorsi triti e ritriti e dei libri dei sogni. All’inizio la sala è pienissima, molti rimangono in piedi, si accomodano nelle sale adiacenti dove viene trasmesso l’audio. C’è tutta l’intellighenzia dell’Istituto, quel popolo di intellettuali che ruota intorno al faro di Gerardo Marotta e appoggia in gran parte Ranieri, qualcuno Mancuso. Ci sono anche volti storici della sinistra, qualche artista come Lello Esposito, l’ex portavoce di Bassolino e oggi direttore del Forum Culture Mario Bologna, il segretario del sindaco Iervolino, gli assessori comunali Agostino Nuzzolo, Michele Saggese, Marcello D’Aponte, Mario Raffa. Pian piano il pubblico, annoiato, se ne va. Alla fine gli astanti si sono dimezzati. «Volevo sentire Mancuso, ero curiosa. Sono rimasta molto male, mi ha deluso», commenta l’ex assessore regionale Angela Cortese, che appoggia Oddati. «Confronto? Che pena», è la stroncatura di Gennaro Mola, ex della giunta Iervolino. In effetti alle domande, qualcuna troppo generica e confusa, le risposte sono state poco incisive. Poco convincente Mancuso, troppo vago Ranieri, emozionato e poco preparato Sorbillo, un po’ meglio Cozzolino, più concreto Oddati costretto però a fare i conti con il suo ruolo in giunta. «Il numero dei candidati e la possibilità di far fare le domande al pubblico non ha aiutato», commenta l’organizzatore e moderatore del confronto, Francesco Saverio Lauro. «Bisogna lavorare ancora un po’: le risposte non sono state sempre stringenti. Non me la sento di dare voti, certo in tutti ho notato un impegno sincero, ma credo che serva molta più concretezza. C’è ancora strada da fare».
LIBERO MANCUSO
«Napoli è stata amministrata male, ma attenzione: non si può parlare di Napoli senza parlare dei problemi del Paese. Anche la crisi dei rifiuti fa parte di quella complessiva dell’Italia e della società, il momento più intollerabile di una crisi complessiva. C’è un distacco profondo tra amministratori e amministrati, non si tiene in considerazione il modo di vivere concreto della gente». Libero Mancuso, l’ex pretore d’assalto di Barra, ha un’esperienza politica nella giunta Cofferati a Bologna ma a Napoli «non si sente uno straniero» e rivendica: «Non ho partiti alle spalle, ma rappresento 3mila cittadini che hanno voluto la mia candidatura». Tra loro cercherà i nomi adatti per la sua giunta, che avrà tra i suoi primi obiettivi la riqualificazione delle periferie, «coinvolgendo l’imprenditoria napoletana». E i privati servono anche per rilanciare Bagnoli, «un’area interessantissima di Napoli», il cui problema è stato «non aver condiviso i progetti con l’imprenditoria sana, laddove il pubblico doveva essere chiamato solo a un lavoro di controllo». Il punto di partenza, comunque, rimane il completamento della bonifica, non più rinviabile. «Il piano regolatore ha le sue regole rigide – ha poi sottolineato – Ma può essere realizzato solo con l’intervento di tutti». Lo sviluppo di Napoli, sostiene, deve paecare necessariamente per il rilancio delle infrastrutture, e per il sostegno ai giovani che «nella città più giovane d’Italia non possono essere considerati un problema». Il Comune deve poi puntare a un bilancio “partecipato”, ovvero comunicare in modo trasparente i propri conti ai cittadini.
UMBERTO RANIERI
«Dobbiamo parlare chiaro, Napoli è una città in crisi. È necessaria una riflessione critica sul suo decadimento politico». Umberto Ranieri, allievo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, punta su miglioramento dei servizi ai cittadini e legalità per migliorare la qualità della vita e «ridurre il peso soverchiante della politica». Promette una giunta numericamente ridotta, e composta da donne e uomini “onesti e competenti”. La sua Napoli è una città metropolitana interessata da un programma di riqualificazione urbana tutto con tempi certi di realizzazione, perché proprio il tempo finora è stato un grosso problema. Lo è stato anche a Bagnoli, il cui mancato sviluppo è stato determinato dalla «società di trasformazione urbana completamente pubblica che non ha coinvolto i privati». Fondamentali anche le politiche sociali, per le quali «va presentato un nuovo piano che comprenda i risultati migliori raggiunti finora, con grande attenzione alla scuola di base e al contrasto alla dispersione». Serve rigore, continua, nei conti del Comune: «Da quel che so del bilancio siamo sull’orlo del dissesto, con debiti fuori bilancio, sprechi nelle spese, nelle consulenze e nelle partecipate». Sui rifiuti pensa che si debba affermare «una gestione europea, che abbia come pilastro la differenziata», mentre per il porto di Napoli è stato “disastroso” l’abbandono del progetto del waterfront
GINO SORBILLO
«Io non sono un politico». Imbarazzato ed emozionato, Gino Sorbillo, il pizzaiolo famoso come una star, appoggiato da Verdi, associazioni e studenti, mette subito le mani avanti. Cede il proprio turno con umiltà, quando sente di non avere argomenti per rispondere alle questioni più tecniche. Ma tira fuori la grinta: «Io conosco bene Napoli, ci cammino di notte, conosco i suoi vicoli, lavoro in un contesto difficile come il centro storico. E penso che la politica deve farla chiama la propria città». Spera di conquistare il voto di protesta, grazie alla sua capacità di “ascoltare i napoletani” con la sua grande sensibilità. Per lui, ex carabiniere, gli ultimi 17 anni sono stati caratterizzati da “alti e bassi”. Sogna una giunta di professionisti per capire il percorso da fare. Tra le sue priorità ci sono il rifacimento delle strade perché è indispensabile una «giusta e ordinaria manutenzione», la verifica statica degli edifici del centro storico e delle penfene che è una questione di “salute pubblica”. Bagnoh? «Mi sembra sempre che sia un problema di tutti e nessuno, ci sono tante belle idee, ognuno dice la propria, ma non si arriva mai a nessuna soluzione. Io li sogno spiagge, visto che siamo in una città di mare ma è come se non ci fosse, e poi spazi verdi, tenuti bene, aperti a tutti, ai bambini e ai grandi: il punto di partenza per una Napoli diversa. Bagnoli va riconsegnata ai cittadini». Per i rifiuti, spiega, serve una soluzione immediata, partendo da un serio programma di raccolta differenziata: «Io parlo da imprenditore, bisogna limitare i danni enormi già fatti al turismo e all’economia».
NICOLA ODDATI
«Abbiamo avuto tante conquiste e tanti momenti difficili, come l’attuale crisi dei rifiuti. Recuperare è complicato, ma il cambiamento ora lo vogliono tutti, pure quelli che in modi diversi sono stati coinvolti nell’amministrazione di città e regione. Dobbiamo essere in grado di voltare pagina». L’assessore comunale alla Cultura Nicola Oddati ha pronto il programma per i primi cento giorni di governo, imperniato su tre punti. Innanzitutto la mobilità, perché «bisogna chiudere il perimetro del centro storico al traffico privato». Poi la questione rifiuti, «partendo dalla riduzione del volume dell’immondizia e da un serio programma di differenziata». Ma, ricorda, «per quindici anni siamo stati commissariati e tante scelte sono dipese dal governo. È stato sempre proposto il binomio inceneritori-discariche mentre nel resto d’Europa si realizzavano altre scelte, come i siti di compostaggio. Noi – ha ammesso – abbiamo la responsabilità di aver adottato questo metodo che ha fallito e ha sperperato 3 miliardi di risorse pubbliche». Il terzo punto da realizzare è il potenziamento del decentramento amministrativo. Sogna una giunta composta «ascoltando i partiti, perché sarei ipocrita a dire il contrario, ma scegliendo nomi della società civile per il giusto mix di esperienze». Il piano regolatore «è una scelta di civiltà ma deve essere attualizzabile, per avere vita lunga non dev’essere cristallizzato: perciò credo nell’uso ponderato dei Pua».
ANDREA COZZOLINO
«La città soffre, impossibile negarlo. Questa è l’occasione per aprire una nuova fase politica e rispondere così a un bisogno forte dei napoletani. Per questo spero che le primarie non siano una conta interna di cui non abbiamo bisogno, piuttosto diamoci una scossa e impegniamoci tutti. Senza ipocrisia, dobbiamo farci carico dei problemi». Andrea Cozzolino, ex assessore regionale e bassoliniano doc, ha quattro priorità per la Napoli di cui lui spera di essere sindaco tra pochi mesi: una rivoluzione della vita quotidiana secondo i moderni modelli europei, una rigenerazione urbana che porti a una città più bella, l’attenzione per il welfare e per i giovani e per l’infanzia. Propone un nuovo modello di reddito di cittadinanza, che tenga in considerazione il numero dei figli presenti in ogni famiglia. Serve pure un programma di rigenerazione urbana con particolare attenzione a «quell’edilizia degli anni Cinquanta e Sessanta che era totalmente priva di requisiti». E rivendica alcune «scelte fondamentali fatte in questi anni sul verde pubblico, come il parco dei Camaldoli e la cinta verde intorno alla città». Tra i punti che considera fondamentali c’è anche Bagnoli dove la direzione da seguire è «portare avanti delle scelte, avendo però certezza dei tempi». Per risolvere la questione rifiuti Cozzolino ha in mente le normative europee e promette un programma di differenziata «che porti la porta a porta al cinquanta per cento in pochi mesi, operando condominio per condominio anche attraverso la riduzione della quantità di immondizia prodotta nelle case».
Post scriptum: Scrittura non eccelsa, ieri ero molto stanca. Ma la socia mi ha dato una mano, e questo pezzo volevo davvero scriverlo.
A.