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Termovalorizzatore a Napoli Est in risposta all’Ue

Resta la localizzazione di Napoli est come luogo dove potrebbe sorgere il termovalorizzatore. Nel documento inviato all’Unione europea e che costituisce la risposta italiana alla lettera di messa in mora dello scorso settembre, viene indicato, tra gli impianti finali, anche quello che dovrebbe sorgere a est del capoluogo campano e questo nonostante l’incontro in Prefettura tra Ministero dell’Ambiente, Regione, Comune e Provincia di Napoli, durante il quale quell’impianto fu “stralciato”.

Per questo impianto, nel documento si legge che lo scorso 13 dicembre e’ stata avviata “la procedura di dialogo competitivo” per la quale l’Avvocatura di Stato aveva espresso parere favorevole. Tale procedura si e’ conclusa agli inizi di gennaio alla quale ha partecipato l’Ati costituita da A2A, Cnim Sa ed Eureca Consorzio Stabile.

Nel caso di Salerno, a causa del ricorso della seconda azienda classificata per la gara d’appalto europea e della tempistica necessaria per la verifica antimafia, la stipula del contratto avverrà alla fine di questo mese (gennaio 2012) cosa che inciderà sui tempi di realizzazione e messa in esercizio dell’impianto che, si legge nel documento, che avverrà nel 2014.

Per quanto riguarda il termovalorizzatore per lo smaltimento delle ecoballe, si stima, dopo tutti gli adempimenti, un tempo di quattro anni per la costruzione, con operatività prevista per il 2015.

Nel documento sono elencati anche i punti relativi agli impianti di compostaggio e di digestione anaerobica. Nel primo caso, viene fatto presente all’Unione europea che in regione sono attualmente tre gli impianti attivi mentre sono in fase di completamento quelli di Giffoni Valle Piana, Eboli e San Tammaro .

Per gli impianti di digestione anaerobica, è prevista, infine, Viene prevista anche la costruzione di impianti a digestione anaerobica negli Stir di Battipaglia, Tufino, Casalduni, Santa Maria Capua Vetere, Pianodardine e Giugliano.

L.

Un post in 4 punti, tipo maxiemendamento

Punto 1. Da oggi chiamatemi Eta Beta, se vi fa piacere. Un consigliere regionale mi ha paragonato a questo personaggio, un fumetto alieno amico di Topolino che ha due caratteristiche: da un lato la genialità, dall’altro che dalla sua gonnellina caccia l’impossibile tipo Mary Poppins dalla borsa. Quando ridendo l’ho detto al mio capo, mi ha fatto presente che in effetti si tratta di un complimento, anche se Eta Beta è un mostriciattolo.

Punto 2. Caldoro è venuto in Consiglio regionale, ha posto la fiducia al maximemendamento e alla manovra di assestamento di bilancio e ha detto: “Ciao, vado a Cortina d’Ampezzo, ci vediamo domani” perché devono passare 24 ore prima di votare il provvedimento in aula. Prima di partire, però, si è fermato 2 minuti e 30 secondi con noi e mi ha accarezzato i capelli, come si fa con i bambini. Ecco, ci risiamo.

Punto 3. Il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi di Avellino e Caserta contro l’ordinanza che Caldoro ha firmato sabato sera mentre ero al mare e della quale ho scritto da lì, dal campeggio. Così si sversa fino al 9 agosto a San Tammaro e a Savignano Irpino. Il Tar, però, dice che il 31 agosto, quando ci sarà l’udienza, la Regione deve portare i dati tecnici relativi alla capienza di cava Sari e della discarica di Chiaiano. Va bene, ma ricordatevi che a cava Sari può andare  solo la monnezza dei Comuni dell’area vesuviana. Diversamente col cazzo che ci sarebbe stata una nuova emergenza (l’ennesima, ciclica emergenza)!  Per questo provvedimento, Caldoro da Cortina sorride. Lo so. Sempre il Tar del Lazio, ma un’altra sezione con un altro presidente, ha invece deciso di prendersi 24 ore di tempo e depositare domani la sentenza sul ricorso del Comune contro il termovalorizzatore di Napoli est.

Punto 4. In questi giorni mi sono tutto sommato divertita anche in Consiglio regionale. E domani sono contenta di chiudere il cerchio e andarci di nuovo.

L.

Napoli pulita in 4 o 5 giorni? Macché, ci sono i sabotatori

I 4 o 5 giorni per pulire “tutta” Napoli stanno per scadere. Ma per le strade la monnezza si accumula anziché diminuire. Il punto resta lo stesso: dove la mettiamo? La situazione, stavolta, è precipitata perché ci sono delle sentenze di due  Tar diversi e una blocca i trasferimenti dei rifiuti fuori regione. Il Governo non approva il decreto sblocca-flussi e così, senza discariche, con gli stir pieni e un solo termovalorizzatore per tutta la Campania, Napoli che è la città più debole, torna a soffocare.

Sabato, con un ritardo di oltre 6 mesi dal decreto del Governo del 4 gennaio scorso, Cesaro ha individuato i “siti di stoccaggio temporaneo”. Posti, cioè, dove la monnezza può stare fino a 30 giorni. Dieci minuti dopo la gente di Caivano e Acerra stavano già protestando. Perché – è il ragionamento – dovremmo prenderci la monnezza di Napoli? Non che quei territori siano autosufficienti, ma, dal loro punto di vista, già pagano tra termovalorizzatore (che sta ad Acerra), stir (che sta a Caivano) ed ecoballe (che stanno sempre a Caivano).

La provincializzazione non può essere uno scudo. In questo caso no perché è la provincia di Napoli che deve accogliere i rifiuti di Napoli. Il problema è che Terzigno – con tutti i Comuni della zona rossa – è un precedente. Loro si sono battuti per ottenere la cancellazione di cava Sari e la certezza che cava Vitiello fosse destinata a loro soltanto. Si sono scontrati con la polizia, il Governo, hanno fatto a braccio di ferro e alla fine ci sono riusciti. Ora perché mai altri paesi dovrebbero accettare supinamente senza protestare?

Cesaro ha fatto finalmente il suo e oggi ha detto: “E’ difficile prendersi le responsabilità quando la situazione è così importante e delicata”. Ma cosa credeva che fare il presidente di Provincia fosse una passeggiata sul corso?

De Magistris (che ha annullato tutti gli impegni che lo avrebbero allonatato da Napoli  e quindi il viaggio a Bruxelles con Caldoro) è davanti alla prima promessa che non riuscirà a mantenere. Lui ha detto, lo scorso venerdì, che Napoli sarebbe stata pulita entro domani o al massimo mercoledì. Ora si rende conto che non è così. E il suo vice, Sodano, il signor No degli anni scorsi, ha messo le mani avanti dicendo che c’è qualche malintenzionato che cerca di ostacolare il piano.

Loro litigano, dicono che vogliono sganciarsi da un meccanismo che non funziona e sfuggire alla logica della guerra tra territori. Si accorgono che governare non è semplice come credevano. Intanto Napoli è sporca e puzza di monnezza.

L.

Se questo è un sindaco

NB. Questo post è stato scritto circa una settimana fa, ma solo stamattina il blackberry mi ha permesso di pubblicarlo.

La campagna elettorale ormai è diventata soltanto un’ammucchiata di dichiarazioni e provocazione, promesse impossibili e boutade popolaristiche che si esauriranno non appena le schede verranno tirate fuori dalle urne.
A Milano, per carità, è la stessa cosa, anzi peggio perché a Milano c’è il cuore del potere berlusconiano e lui non vuole perdere, proprio no, lo sa bene anche il fronte dell’antiberlusconismo che lí calca la mano.
A Napoli c’è la munnezza che fa da sfondo alle lotte tra partiti, perché i popoli giá da tempo si sono stufati. Eppure c’è chi guarda con fervore a De Magistris, l’ultimo dei messia di questa stagione dell’antipolitica che nega ciò che promette di fare. Perché la politica, dio benedica gli studi classici che me lo ricordano ogni momento, è la cura del bene comune. Come fanno i napoletani a credere ancora alle promesse, dopo tutte quelle che gli han fatto? Non lo so, eppure ci credono, credono che a bagnoli presto sarà tutto verde e azzuro di prati e mare pulito, che a Ponticelli al posto dell’inceneritore, per il quale c’è una gara in corso, fioriranno giardini, che sorridenti operatori ecologici busseranno alle loro case per la differenziata e in men che non si dica spariranno sacchetti e cassonetti e la città sarà pulita. Nessuno si alza mai per inchiodare politici e politicanti con una domanda, preferiscono applaudire all’ennesimo annuncio roboante che chi pronuncia presto non ricorderà.
Bisognerebbe sfidarlo il potere, o chi si appresta a conquistarlo, guardarlo negli occhi e inchiodarlo alle verità che non vuole confessare, convincerlo a spogliarsi della dialettica e poi decidere. E in quel caso ci si accorgerebbe che oggi non c’è nulla da applaudire.
A.

Cucù la monnezza non c’è più

Ieri Berlusconi è tornato a Napoli. Ha fatto il suo proclama: due settimane e la città torna pulita, senza monnezza. E oggi ha detto che ci vorrà anche meno di quindici giorni.

La Russa, che per me, dopo aver sentito la sua imitazione fatta da Fiorello, è il ministro dell’Attacco, ha detto che è pronto a mandare l’esercito. A fare che? Forse ad arrestarla la monnezza e a metterla nelle carceri, almeno si sarà tolta dalle strade.

La nostra monnezza andrà fuori regione, le atre Province campane ne accoglieranno una parte fino a metà dicembre e intanto noi dovremmo avviare la realizzazione di questi benedetti termovalorizzatori, sperando di non accorgerci poi che non servono.

Quando arriva Berlusconi in Prefettura, nessuno sta tranquillo. Lui è il presidente del Consiglio e può dire qualunque cosa. Così, anche se ieri è venuto solo per la questione rifiuti, poi ha sottolineato che lui non rinuncia alla Carfagna come ministro per candidarla a sindaco di Napoli. E la socia se l’è vista brutta perché ha dovuto riaprire il suo pezzo, quasi già pronto. Lo stesso le è accaduto con altri articoli che stava scrivendo su altre faccende, senza dimenticare che le sono toccati i rifiuti.

Io? Rifiuti, rifiuti, rifiuti. Il mio compito era girare per negozi e uffici pubblici dopo l’ordinanza del Comune di Napoli che impone la differenziata. L’ho fatto. Nei negozi non si sapeva molto, soprattutto sull’organizzazione. Poi i vigili sono passati a distribuire l’ordinanza e alle domande dei commercianti su orari e posti per il conferimento, non hanno saputo rispondere, rimandando tutti a rivolgersi direttamente all’Asìa. Adesso è chiaro perché sono tutti scettici nei confronti di questa ordinanza?

Da Roma, a un certo punto, hanno chiesto che qualcuno girasse per le strade dove ipoteticamente sarebbe potuto passare il premier dopo essere atterrato a Napoli. Premessa: lui arriva a Capodichino, attraversa la strada, prende la tangenziale, esce al Porto e va dritto in Prefettura. È la strada più veloce e sicura. Io, però, ho fatto la strada interna: da piazza Capodichino alla Prefettura, passando per piazza Garibaldi, corso Umberto, via de Pretis, piazza Municipio e Trieste e Trento. Uno schifo un po’ generalizzato, monnezza, piccioni e gabbiani sparpagliati sui sacchetti. Nemmeno intorno alla Prefettura i rifiuti erano stati raccolti.

Eppure, in mattinata, a Roma, sempre lui aveva detto che i rifiuti per strada li vediamo solo noi della stampa.

L.

Cento, cento

In realtà ero sulla bacheca e ho visto che io e la socia avevamo scritto 99 post.

Per cui ho voluto scrivere il centesimo.

Si deve fare un discorso, visto che è un po’ una festa, un traguardo?

Che dire? Siamo a quota cento, questo blog ci piace anche se spesso non abbiamo il tempo e nemmeno la forza per aggiornarlo.
A terra ci sono ancora 2.700 tonnellate di rifiuti, la sinistra non vuole più l’inceneritore, Berlusconi arriva in città oggi pomeriggio a dire presumibilmente che è solo colpa nostra se siamo invasi dai sacchetti perché lui aveva risolto tutto, la socia nel frattempo va alla commissione d’indagine sulle ecomafie e rifiuti che ascolta Lepore e Mancuso, il consiglio comunale s’è aperto e poi è caduto subito dopo. È venerdì e siamo distrutte come dopo una battaglia.

Insomma, roba da gs o cs, che dir si voglia.

A.

Epidemia colposa

E’ come una tegola in testa. A sei mesi dalla fine del suo mandato, la Iervolino si è vista recapitare un “avviso di chiusura indagine che ha ricevuto oggi per “epidemia colposa” per l’emergenza rifiuti del 2008. Con lei anche altri numerosi primi cittadini della provincia di Napoli.

Una cosa che ha un suo precedente. Nel ’73, quando a Napoli ci fu il colera, i politici dell’epoca furono raggiunti dallo stesso avviso e tutto si risolse poi, qualche anno più tardi in un nulla di fatto.

E’ bastato questo, però, ai miei per mandarmi sotto Palazzo San Giacomo ad aspettarla per chiederle un commento e già che c’ero anche per la notizia di utilizzare eventualmente le cavità del sottosuolo come discariche per i rifiuti, “ma solo la frazione stabilizzata”, nell’attesa che il termovalorizzatore di Napoli Est sia costruito.

Sono tornata a casa dopo aver seguito, ovviamente aspettando fuori, il tavolo tecnico sui rifiuti, a Centro direzionale, dove tirava un vento che portava via anche i sacchetti dell’immondizia. Man mano che i partecipanti uscivano, da Caldoro a Paolo Romano, dalla stessa Iervolino ancora ignara di tutto ai presidenti delle Province campane, il quadro si delineava. Però le posizioni restano variegate. Da un lato il sindaco che dice “la provincializzazione non va bene” (ogni territorio cioè gestisce la propria monnezza) perché Napoli “ha poco spazio e molti abitanti”, dall’altro le Province che sottolineano di voler andare avanti su questa strada. E allora via alla “provincializzazione solidale”, vi diamo una mano, cioè, ma non esageriamo.

La telefonata per l’appostamento mi arriva mentre sono ancora in macchina mentre fuori it’s raining cats and dog. Giusto il tempo di tornare, scrivere un ultimo pezzo sulla mattinata e poi scendere di nuovo.

Quando il sindaco è arrivata, però, stavolta non mi ha voluto parlare. I vigili mi hanno bloccata, chiesto tre volte di mostrare il tesserino e alla fine mi hanno lasciata andare troppo tardi: lei era già entrata nel suo studio e non sono riuscita a incontrarla di persona. Lei ha affidato al suo ufficio stampa le comunicazioni che voleva dare alla stampa. “Non ho nulla da rimproverarmi e sono a disposizione della magistratura”.

Incazzata, stanca e con il mal di testa che imperversa, ho scritto da un pc del Comune, perché in fondo sono un po’ “vagabonda”, ma anche questo è lavorare per un’agenzia come collaboratrice: avere tempi strettissimi, ma non la possibilità di accedere in redazione (o di farlo il meno possibile).

E stamattina ci riproviamo. C’è Consiglio comunale, la sesta seduta sul Piano sociale di zona. Noi, la socia e io, arriviamo prima perché dobbiamo assolutamente strapparle una frase su questo avviso che ha ricevuto e per il quale è arrivata la solidarietà da tutti, Pd e Pdl, come se niente fosse.

Intanto fuori piove ancora e a lavoro ci andiamo in metropolitana e in pullman. I motorini restano nei garage.

L.

Che la festa abbia inizio (senza di me)

Forse é finita. Forse ieri è stata l’ultima puntata, almeno fino alla prossima volta. Io, però, non c’ero. Dopo aver fatto la sentinella per una settimana, ieri pomeriggio mi hanno spostata su un altro evento (completamente inutile, direi). Ci sono andata perché io eseguo gli ordini senza discutere. Poi quando il congresso è finito, ho sperato di sentirmi dire: “Torna in Prefettura”. E invece stavolta no.

Ieri i sindaci vulcanici hanno firmato l’accordo, un nuovo documento in 5 punti tra cui anche la cancellazione di Cava Vitiello dalla legge (uh, come avevo scritto io una settimana fa). Certo una vittoria per gli abitanti di quei paesi. Ma adesso cosa impedirà ai cittadini di altri Comuni di adottare gli stessi atteggiamenti per ottenere anche loro la chiusura di discariche, Stir e termovalorizzatori?

La mia mattinata era cominciata lì per la riunione tra i sindaci. Quando sono arrivata, Langella, il sindaco di Boscoreale, mi ha detto che l’incontro era stato sospeso perché sarebbe arrivato Bertolaso. E poi, dopo qualche minuto, il suo ufficio stampa mi ha detto che sarebbe arrivato anche Berlusconi. Da un lato ho pensato che non avrei avuto tempo di far nulla e sarei arrivata distrutta a sera, (ho chiamato la socia e le ho detto che sarei arrivata da lei con “i panni della fatica” e lei mi ha risposto che andava bene anche così, “poi se si fa tardissimo, il mio divano è molto comodo”), dall’altro non vedevo l’ora che accadesse. Fino alla telefonata con la quale mi hanno informata che no, non avrei seguito quel vertice. Né sola né in appoggio ad altri colleghi.

Non lo so se dipende da quanto è accaduto domenica scorsa (certo, non sarei rimasta sola ieri) o se davvero quel congresso andava seguito per mantenere rapporti e cose del genere, però è stato come andar via dalla festa prima che cominciasse.

L.

La redazione dei giornalisti randagi

Anche stamattina ero di guardia in Prefettura perché “non si può mai sapere se, ad horas, Berlusconi e Bertolaso decidano di venire lì dopo Acerra”. Sola, per fortuna c’era il sole e non faceva freddo. Ore di attesa, stavolta inutili, perché alla fine non è venuto nessuno, nemmeno i sindaci vulcanici per la riunione tecnica. Oggi no.

Però sono tornata a casa, ho sistemato un po’ di cose e poi di corsa ancora a lavoro. Perché Ranieri ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del centrosinistra per scegliere il nome di chi dovrà competere per la poltrona di sindaco di Napoli. Gli conviene con tutti i guai che ha la città?

Vuole le primarie e le vuole subito perché il candidato poi dovrà lavorare per “risalire la china”. Un’affermazione che non lascia molto spazio all’interpretazione, è sintomo che qualcosa che non va il centrosinitra l’ha fatto altrimenti non ci sarebbe da risalire alcuna china. La data che lui vorrebbe è quella del 28 novembre. Domani si riunirà la direzione provinciale del Pd e discuteranno anche di questo.

Lo slogan che ha scelto è “Non c’è problema che non si possa risolvere”. La scritta è azzurra per la prima parte (Non c’è problema) il resto è bianco sullo sfondo azzurro. La base è a strisce trasversali ‘bejoline’ (io e la socia siamo d’accordo sul colore) e ricorda molto la grafica di Mister Kentucky. In sé non è male, però, se hai fame non aiuta la concentrazione. A curargli la comunicazione pare sarà Velardi. La notizia attende solo l’ufficialità, ma la socia lo sa per certo e lei l’ha scritto anche nei suoi pezzi. Io, invece, no perché le indiscrezioni non sempre ci interessano.

Siamo state fortunate (sì, perché stavolta ci siamo andate insieme e “in due appariamo tre testate”) nonostante l’ora infelice – le 18 – e un intervento fiume di Ranieri su Napoli e le cose da fare e non fare, dove intervenire, cosa modificare, quanti asili nidi servono ancora, case, vicoli e palazzi…

La sala del cinema era piena. La socia ha fatto un rapido calcolo di file  e poltrone 16×17: 272 posti a sedere in tutto qualche altra decina in piedi ai lati. Ma sì, 400 persone in tutto. Un vasto parterre di esponenti del partito, nazionali, locali, assessori ed ex, consiglieri e poi qualche spia, almeno un paio, venute a vedere chi c’è, a sentire cosa dice.

E adesso stiamo aspettando che una piccola strega ci faccia sapere cosa intende fare, se vuole davvero vederci o se ci appende di nuovo.

L.

L’immondizia di una giornata qualsiasi

Cinque minuti di calma in questa giornata, mentre aspetto la socia con cui andare alla seconda conferenza di oggi (la prima me la sono beccata mentre lei faceva la posta alla Prefettura, dove non succedeva un cazzo, ma forse pensavano che se ne fuggisse).

Per inciso, oggi ho cambiato dei pantaloni da Zara che la S mi va larga, preso un caffè con la socia, sentito una conferenza, dettato delle notizie, preso aperitivo con socia e un amico, raccolto notizie, mangiato, scritto due pezzi, raccolto altre notizie varie ed eventuali.

La brutta notizia è che l’emergenza rifiuti versione 2010 si sta complicando, almeno così mi sembra.

Hanno riaperto la discarica a Taverna del Re (tecnicamente è un sito di trasferenza) e subito è scoppiata la protesta per cui finora non è entrato manco un sacchetto. A Chiaiano hanno paura e hanno protestato fino a metà notte: pochi sacchetti. Gli stir vanno a rilento: pochi sacchetti. Terzigno è ancora chiusa: niente sacchetti.Mò, noi, sti cavolo di rifiuti, dove li dobbiamo mettere?

Il premier, in visita al termovalorizzatore di Acerra che funziona benissimo e anzi in Campania ce ne vogliono 4, dice che entro due.tre giorni Napoli sarà pulita. Spero che abbia ragione, ma le montagne di rifiuti dove le mettiamo, considerato anche che la legge in vigore (quella che sanciva la fine dell’emergenza, ma la nostra è talmente infinita che continua anche dopo essere finita) prevede la provincializzazione dei rifiuti. Ovvero: i sacchetti di Napoli si smaltiscono a Napoli, mica a Salerno. Manco se glielo chiedi per pietà, come Caldoro aveva fatto: le altre province subito erano pronte a protestare.

E noi, sinceramente, di proteste siamo già pieni.

Non ho molta voglia di entrare nel dettaglio dell’emergenza rifiuti, del perché e del come, che se iniziamo poi ci vuole un libro. Gli annunci ci piacciono e se ci levano dall’imbarazzo del vivere nell’immondizia noi siamo ben lieti. Ma il problema è strutturale e finché non risolviamo quello staremo sempre punto e a capo. Ecco, pensiamo un po’ a questo, che delle donne del premier alla fine ce ne frega di meno. O sarà fatto apposta?

A.